Coabitazioni

Bologna in Lettere 2017 – Concorso di Poesia Contemporanea per opere edite e inedite

BOLOGNA IN LETTERE

 

 

Bando pubblico

 

In occasione della quinta edizione del Festival di Letteratura Contemporanea

Bologna in Lettere

il Comitato Promotore

in collaborazione con Marco Saya Edizioni

rende pubblico il bando per il

Concorso di Poesia Contemporanea

 

 

Interferenze

 

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Il Concorso è aperto a tutti e si intende attivo a partire dal 05/10/2016

Il Concorso è diviso in 3 sezioni.

Sezione A – Opere edite

Sezione B – Raccolte inedite

Sezione C – Poesie inedite

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ELABORATI AMMESSI SEZIONE A

Poemi, poemetti, sillogi, raccolte di poesia editi dal 2010 al 2017

ELABORATI AMMESSI SEZIONE B

Poemi, poemetti, sillogi, raccolte di poesia inediti

ELABORATI AMMESSI SEZIONE C

Da un minimo di 1 a un massimo di 3 poesie inedite

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CONDIZIONI SEZIONE A

Ad ogni autore e/o editore vengono richiesti un file in formato word (.doc / .docx) o pdf e 1 copia cartacea dell’opera.

 

CONDIZIONI SEZIONE B

I testi dovranno essere inediti.

Per inediti si intende mai pubblicati in forma cartacea.

Limite minimo 30 cartelle – Limite massimo 50 cartelle

 

CONDIZIONI SEZIONE C

I testi dovranno essere inediti.

Per inediti si intende mai pubblicati in forma cartacea.

Limite massimo N° 3 poesie singole senza limitazioni di lunghezza

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MODALITÀ DI INVIO

SEZIONE A POESIA EDITA

(doppio invio sia telematico che cartaceo)

INVIO TELEMATICO

Formato elettronico come allegato .doc o .docx all’indirizzo bolognainlettere@gmail.com con oggetto “concorso Interferenze – sezione A”. Gli elaborati dovranno essere inviati entro il 28/02/2017, accompagnati dalla scheda di partecipazione debitamente compilata e firmata. Allo scopo di agevolare le procedure di registrazione è preferibile, ma non obbligatorio, allegare copia della ricevuta del versamento. Il corpo della email dovrà contenere nome, cognome, data e luogo di nascita, indirizzo di residenza, recapito telefonico, titolo dell’opera.

INVIO CARTACEO

N° 1 copia dell’opera da inviare, per posta ordinaria (posta 4 pro o piego di libri; non effettuare spedizioni a mezzo raccomandata), a Comitato Bologna in Lettere C/O Enzo Campi, Centro Postale Operativo, Sezione Videocodifica, Via Piccard 14, 42124 Reggio Emilia

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SEZIONE B RACCOLTE INEDITE

INVIO TELEMATICO

Formato elettronico come allegato .doc o .docx all’indirizzo bolognainlettere@gmail.com con oggetto “concorso Interferenze – sezione  B”. Gli elaborati dovranno essere inviati entro il 28/02/2017, accompagnati dalla scheda di partecipazione debitamente compilata e firmata. Allo scopo di agevolare le procedure di registrazione è preferibile, ma non obbligatorio, allegare copia della ricevuta del versamento. Il corpo della email dovrà contenere nome, cognome, data e luogo di nascita, indirizzo di residenza, recapito telefonico, titolo dell’opera.

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SEZIONE C POESIE INEDITE

INVIO TELEMATICO

Formato elettronico come allegato .doc o .docx all’indirizzo bolognainlettere@gmail.com con oggetto “concorso Interferenze – sezione C”. Gli elaborati dovranno essere spediti entro il 28/02/2017, accompagnati dalla scheda di partecipazione debitamente compilata e firmata. Allo scopo di agevolare le procedure di registrazione è preferibile, ma non obbligatorio, allegare copia della ricevuta del versamento. Il corpo della email dovrà contenere nome, cognome, data e luogo di nascita, indirizzo di residenza, recapito telefonico, titolo dell’opera.

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PREMI

SEZIONE A POESIA EDITA

 

La giuria,  composta da  Vincenzo Bagnoli, Daniele Barbieri, Sonia Caporossi, Giusi Montali, Enzo Campi, individuerà 6 finalisti da cui verrà poi decretato il vincitore. Al primo classificato verrà corrisposto un premio in denaro.  Le opere classificate ai primi 3 posti verranno presentate nel corso degli eventi del festival. Gli autori delle opere classificate dal quarto al sesto posto riceveranno un attestato e verranno invitati a partecipare al festival in uno dei reading in programma.

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PREMI

SEZIONE B RACCOLTE INEDITE

 

La giuria, composta da Daniele Poletti, Luca Rizzatello, Enea Roversi, Marco Saya, Enzo Campi, individuerà 6 finalisti da cui verrà poi decretato il vincitore. Al primo classificato verrà assegnata la Pubblicazione gratuita dell’opera a cura di Marco Saya Edizioni. L’opera vincitrice verrà presentata nel corso degli eventi del festival. Alcuni estratti delle opere classificate dal secondo al sesto posto verranno assemblati in un e-book con scheda e presentazione critica. Tutti gli autori finalisti riceveranno un attestato e verranno invitati a partecipare al festival in uno dei reading in programma.

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PREMI

SEZIONE C POESIE INEDITE

La giuria, composta da Francesca Del Moro, Loredana Magazzeni, Antonella Pierangeli, Maria Luisa Vezzali, Enzo Campi, individuerà 6 finalisti da cui verrà poi decretato il vincitore. Al primo classificato verrà corrisposto un premio in denaro.  Gli autori delle opere classificate dal secondo al sesto posto riceveranno un attestato e verranno invitati a partecipare al festival in uno dei reading in programma.

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QUOTE D’ISCRIZIONE

A parziale copertura delle spese di gestione il Concorso prevede  quote d’iscrizione così distribuite

Poesia edita – 10 euro

Raccolte inedite – 15 euro

Poesie singole inedite – 15 euro

La partecipazione a due sezioni prevede una tassa d’iscrizione complessiva di 20 euro. La partecipazione a tutte e 3 le sezioni prevede una tassa d’iscrizione di 30 euro. I versamenti sono da effettuare con bonifico a favore di

BOLOGNA IN LETTERE – B.I.L.

iban  IT09 D02008 02404 000103539948  

 

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ESITI

Gli esiti del Concorso verranno comunicati pubblicamente entro il 01/04/2017 sul sito di Bologna in Lettere, sulla pagina facebook del Festival e su vari canali telematici.

 

SCARICA LA SCHEDA D’ISCRIZIONE

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La sorpresa dello sguardo. I ritratti intimi di Dino Ignani

La sorpresa dello sguardo. I ritratti intimi di Dino Ignani

 

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“La luce del ritratto risplende dal suo fondo oscuro. Emana dall’astro eclissato per sé che definisce un soggetto. Ciò che visibilmente scompare nel ritratto, ciò che in esso riesce a sottrarsi ai nostri occhi sotto i nostri occhi, sprofondando nei nostri occhi come all’infinito, è lo sguardo del ritratto” (Jean-Luc Nancy, Il ritratto e il suo sguardo, Cura e Trad. Raoul Kirchmayr, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2002, p. 55)

 

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Nancy si riferisce propriamente al ritratto dipinto. La stessa cosa può dirsi di un ritratto fotografico? Sarebbe difficile e prolisso esplorare le innumerevoli possibilità di argomentazione dell’interrogazione profusa. Ma siamo qui comunque per argomentare o quantomeno per indicare qualche strada da percorrere. Entrambe le tipologie di ritratto sono schiacciate su un supporto, ma è anche vero che entrambe potrebbero possedere profondità (imitazione della tridimensionalità?), a seconda delle intensità della luce e delle ombre, dei giochi di prospettiva, ecc. Allora la risposta si ridurrebbe alla sensibilità e all’energia creatrice di chi dispone e usa il pennello o l’obiettivo. Spetta proprio all’energia creatrice conferire forza e spessore all’opera.

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L’immagine, che sia fissa o in movimento, è sempre attraversata da linee di forza, che corrispondono, più o meno, al messaggio o alla sensazione che si intende veicolare. Ma non è detto che esse debbano coincidere con le linee di forza della rappresentazione, o meglio della ricezione della rappresentazione da parte di un esterno (luogo o essere che sia). Le linee di forza devono passare attraverso un dispositivo per divenire rappresentative, o meglio per rendere presente la propria presentazione, o meglio ancora per far sì che la presentazione divenga un «presente» (un regalo, un dono). Alla prima energia creatrice, l’artista deve giustapporre un meccanismo, una macchina che possa far traslare la semplice figura sul piano della figurazione. Questo dispositivo è ciò che permette la mimetizzazione dell’energia creatrice. Ecco allora che ciò che arriva, a noi esterni, è una mimetizzazione, o meglio un’imitazione della mimetizzazione. Perché poi tutto accade per reversibilità e per giustapposizioni di imitazioni. Per quanto riguarda la reversibilità, il campo è abbastanza definito:  l’energia creatrice imita le linee di forza,  le linee di forza imitano il dispositivo, il dispositivo imita la figurazione, ma esistono piani intersoggettivi che permettono di cambiare e confondere l’ordine dei singoli elementi. Per quanto riguarda le giustapposizioni sarebbe sufficiente dire che esse sono, a tutti gli effetti, delle figurazioni, con la possibilità, tra l’altro frequente, di estendersi nei sistemi e nei registri delle trasfigurazioni.

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A questo punto, e in tal senso, siamo costretti ad affermare che qui non c’è un sé. Che ciò che si presenta è l’imitazione di un sé. Se proprio dovessimo puntualizzare non potremmo esimerci dall’affermare che qui si parla dell’imitazione di un sé che imita se stesso, proprio perché figurato e raffigurato. E si potrebbe anche aggiungere che ciò avviene allo scopo, ultimo e definitivo, di restituire o comunque trasmettere un’imitazione credibile e riconoscibile. Non è forse il riconoscimento la parola-chiave di qualsiasi tipo di ritratto?

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Certo, sarebbe fin troppo semplice liquidare la questione con quanto finora espresso. In realtà bisogna fare i conti almeno con la postura, con l’ebbrezza, e con le tipicizzazioni che, per amor di brevità, andremo a sintetizzare e sistematizzare in poche battute.

La postura del soggetto (che imita l’imitazione di sé), se filtrata da un’inquadratura, da un taglio, da una luce, deve essere considerata come un dispositivo, e quindi come una figurazione.

Messi in posa e posturizzati, i soggetti diventano tipi, esprimono cioè una tipicizzazione. La tipicizzazione qui presentata esprime come una sorta di ebbrezza compassata, che non esplode cioè in maniera, per così dire, cruenta o liberatoria, ma persiste nell’interezza strutturale dell’affresco (il fissaggio). Ebbrezza compassata ma, in un certo senso, compiaciuta, perché c’è qualcosa negli sguardi che trasmette questo tipo di sensazione, quasi come se i soggetti fossero interamente consapevoli dei meccanismi fenomenologici (ma anche psicoanalitici se volete) della sorpresa dello sguardo che sorprende se stesso prima ancora di poter sorprendere l’altro. C’è come uno specchio visibile/invisibile in cui il poeta sorprende lo sguardo e si sorprende allo sguardo della restituzione dell’imitazione di sé. Quest’imitazione è, a tutti gli effetti, una presentazione differita. Presenta un presente protratto nel tempo attraverso il fissaggio di una postura. E la postura, in un certo senso, è la cornice dello sguardo. La postura «custodisce» lo sguardo, uno sguardo sorpreso nella restituzione dell’imitazione di sé.

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“[…] Ciò che il ritratto presenta è sempre questa custodia di sé e con essa il modo in cui il si custodisce dal momento che si perde. Il modo in cui il suo essere-a-sé ha luogo solo in questo fuori-di-sé, di fronte a sé, in cui il volto sconosciuto a se stesso prende il mondo in piena faccia […]” (Jean-Luc Nancy, Il ritratto e il suo sguardo, Cit., p. 58)

 

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Prendere il mondo in piena faccia non è cosa da poco, non è una pratica alla portata di tutti. Si potrebbe addirittura paragonarla ad una pratica che rasenta il «sublime», perché sottende un aggirarsi nei territori del limite o, se preferite, di situarsi sul limite. Esistono due diverse tipologie di sublime, quello matematico e quello dinamico. Noi qui siamo di fronte a un sublime matematico. Perché? Per almeno due ragioni: le opere di Ignani se da un lato rispondono e quindi reagiscono a dei precisi parametri, dall’altro lato si ripetono. Ma non è una ripetizione fine  a se stessa, è una «ripetizione drammatizzata». La ripetizione drammatizzata genera commozione. Cos’è la commozione? La commozione è una sorta di attesa, l’attesa che qualcosa accada. Ed ecco l’accadimento: lo sguardo. L’obiettivo, filtrato e guidato dall’energia creatrice, sorprende lo sguardo, raffigura lo sguardo, drammatizza lo sguardo, in poche parole imita le sue componenti strutturali e le sue possibilità rappresentative per fissarlo in un presente. Così lo sguardo diviene presente nella sua presentazione. È tanto lontano da noi perché, in teoria, non dovrebbe essere vivo ma riprodotto a posteriori attraverso un mezzo artificioso. Ma è anche tanto vicino a noi perché ciò che conta non è il corpo che non esiste più ma il corpo che persiste nella sua riproduzione, ovvero nella presenza generata dalla presentazione di sé, dalla ri-presentazione drammatizzata di sé. La tridimensionalità del corpo non c’è più. Cosa sopravvive o, se preferite, cosa continua a vivere? Sopravvive l’arte-fatto, la bidimensionalità di un corpo schiacciato su un supporto che diviene esso stesso corpo. Non più un corpo anatomico, ma un corpo artistico.

Ecco, questo è quello che più o meno cade nella nostra percezione, che accade al cospetto di una foto, di  un ritratto, di un’opera di Dino Ignani, ovvero di un’artista che da decenni oramai è impegnato in un progetto rivolto a restituire e drammatizzare gli sguardi dei poeti e della poesia. (Enzo Campi)

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http://www.dinoignani.net/

Bologna in Lettere 2016 – Il tempo dei ringraziamenti

 

Bologna in Lettere 2016 – Il tempo dei ringraziamenti

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Da quest’anno, o meglio dalla fine del festival dell’anno scorso, abbiamo coniato uno slogan che è rappresentativo sia delle nostre intenzioni progettuali sia di quello che poi andiamo realmente e concretamente a realizzare. Lo slogan recita: “Bologna in Lettere, un festival lungo un anno”. Proprio perché gli eventi di maggio rappresentano la parte finale del festival, il punto d’arrivo, un grande momento di aggregazione, di proposte culturali e artistiche, ma il festival vive e si sviluppa attraverso l’intero arco temporale di un anno solare. Quindi, in qualsiasi periodo dell’anno noi siamo già “dentro” il festival. La parte finale del festival si proponeva attraverso un titolo, un tema, una parola chiave: “Stratificazioni”, a cui seguiva un sottotitolo: “arte-fatti contemporanei”.

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Semplificando e riducendo, per stratificazioni intendiamo elementi artistici di varia natura sovrapposti o giustapposti che invitano, idealmente, a una visione d’insieme. Ma resta aperta (direi spalancata) una porta in cui entrare per toccare con mano e vivere nel dettaglio la “cosa artistica”. Tutti gli elementi fanno parte di strutture, e l’idea del titolo deriva direttamente dalla poetica di Amelia Rosselli che è – a tutti gli effetti- sia articolata in strutture che stratificata. Da qui all’arte-fatto il passo è breve nonché obbligato. L’arte-fatto, nella nostra teorizzazione, è rivestito di un alone di progettualità ed è costituito propriamente d’arte, è in sé un connubio – anche eccedente – tra concetto e forma, veicola un soggetto artistico esaltandone anche e soprattutto l’oggettualità, ovvero la messa in esposizione. L’arte-fatto si espone  come “fenomeno” anche se sarebbe più appropriato parlare di epi-fenomeno.

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C’è una costante che accompagna il nostro lavoro e che è relativa alla produzione di un volume che rappresenti il festival. È accaduto nelle passate  edizioni con la realizzazione dei libri su Emilio Villa e Pier Paolo Pasolini e sta accadendo quest’anno con il volume dedicato ad Amelia Rosselli. Per cui il primo ringraziamento va a Marco Saya che, da editore oserei dire illuminato, ha permesso la realizzazione dei volumi su Pasolini e Rosselli. Il secondo ringraziamento va a Dino Ignani, il cosiddetto fotografo dei poeti, che ci ha concesso l’opportunità di mettere su una vera e propria mostra. Proseguiamo con i progetti “speciali”. Ogni anno lo staff del festival realizza un “arte-fatto” strettamente legato a quello che è il tema del festival. Nel corso degli anni abbiamo realizzato la performance multimediale “Le mura di Tebe” (dall’omonima opera di Emilio Villa), il recital “La macchina miracolante” (ispirato alla corrispondenza epistolare tra Pasolini e Leonetti dalla quale è poi nata la Rivista Letteraria “Officina”). E quest’anno, con la complicità di Gian Paolo Guerini e con le traduzioni di Giusi Montali e Francesca Del Moro, che qui andiamo a ringraziare, siamo riusciti a realizzare una performance verbo-visiva-musicale dedicata alla Rosselli e un opuscolo contenente parte degli spartiti e dei testi.

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Tra gli altri progetti legati e dedicati al pianeta rosselliano: “Scintilla”, realizzato da Le Voci della Luna (Marinella Polidori, Maria Luisa Vezzali, Anna Franceschini, Giusi Montali, Patrizia Dughero, Daniela Maurizi),  appositamente per il Festival, la performance “Perdonatemi” di Tiziana Cera Rosco, il concerto poetico-musicale “Cadute” di Adriano Engelbrecht e Patrizia Mattioli. Ad integrare il focus rosselliano gli interventi di Niva Lorenzini e Cecilia Bello Minciacchi alle quali vanno i nostri ringraziamenti per i colpi di luce coi i quali hanno illuminato il pianeta rosselliano. Sul versante delle anteprime letterarie abbiamo presentato: “Memorie di un rivoluzionario timido” di Carlo Bordini, il Numero 74 della Rivista “Nuovi Argomenti” (improntato su Amelia Rosselli), “Erotomaculae” di Sonia Caporossi, il progetto “Centrale di Transito – Ceci n’est pas une anthologie” improntato sulla contemporaneità poetica bolognese (Valerio Grutt, Giuseppe Nibali, Veronica Tinnirello, Eva Laudace, Ivonne Mussoni, Valentina Pinza, Lorenzo Mari, Loredana Magazzeni, Maria Luisa Vezzali, Rodolfo Cernilogar, Gabriele Xella, Francesca Serragnoli, Alessandro Brusa, Martina Campi, Francesca Del Moro). Oltre agli autori i nostri ringraziamenti si estendono a Luca Sossella, Maria Borio e Daniela Rossi.

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Ci sono poi autori che si sono proposti attraverso performance, recital, letture, drammatizzazioni legate a progetti specifici: il libro-disco “Il fiore inverso” di Lello Voce, il progetto “Riscrizioni di mondo” di Andrea Inglese, Gianluca Codeghini, Alessandra Cava, il recital “variazioni per A” di Marthia Carrozzo, la performance “Negative Text” di Alberto Mori, il progetto “OneManSciò” di Alessandro Burbank, lo spoken del “Condominio 779 – Interni” di Julian Zhara, le letture evocative di Antonella Bukovaz e Marilena Renda.

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Sul versante degli arte-fatti visivi andiamo a ringraziare Alessandro Amaducci, Francesca Lolli, Eleonora Manca, Maria Assunta Karini, Chiara Cossu, Barbara Pinchi, che con le loro opere hanno conferito un significativo e determinante valore aggiunto al festival.

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Ritorniamo per un attimo alla Rosselli e più propriamente al volume “Il colpo di coda. Amelia Rosselli e la poetica del lutto”, da me curato ed edito da Marco Saya. Vorrei ringraziare tutti gli autori che hanno contribuito, con le loro opere critiche e creative, alla realizzazione di questo manufatto: Francesco Carbognin, Salvatore Ritrovato, Plinio Perilli, Marco Adorno Rossi, Antonella Pierangeli, Daniele Barbieri, Maria Luisa Vezzali, Biagio Cepollaro, Renata Morresi, Silvia Molesini, Antonio Loreto, Maria Pia Quintavalla, Marina Pizzi, Tiziana Cera Rosco.

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Il festival, così come è già avvenuto l’anno scorso, ha bandito due concorsi letterari. Un primo concorso aperto a tutti e diviso in due sezioni di cui una a tema Rosselli e l’altra a tema libero; e un secondo concorso riservato agli allievi delle scuole superiori.  Ringraziamo qui i componenti delle 3 giurie: Laura Barile, Plinio Perilli, Giusi Montali, Vincenzo Bagnoli, Antonella Pierangeli, Marco Saya, Enea Roversi, Sonia Caporossi, Luca Ariano, Alessandro Assiri, Maria Luisa Vezzali, Loredana Magazzeni, Francesca Del Moro. I ringraziamenti vanno estesi naturalmente a tutti gli autori che hanno inviato le proprie opere e ai 9 autori vincitori e finalisti: Anna Bertini, Roberta Caiffa, Lella De Marchi, Fernando Della Posta, Alessandro Silva, Rodolfo Cernilogar, Giulietta Vincitorio, Valerio Scrima, Carlo Maria Genovese.

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Nel corso del festival sono stati realizzati 2 pranzi letterari e una serie di reading collettivi. Ringraziamo tutti gli autori che hanno veicolato le loro voci: Sergio Rotino, Daniele Barbieri, Vittoriano Masciullo, Vincenzo Bagnoli, Davide Ferrari, Clery Celeste, Ksenja Laginja, Elio Talon, Chiara Cantagalli, Eugenia Galli, Luigi Cannillo, Ugo Rapezzi, Roberto Batisti, Rossella Renzi, Raffaele Ferrario, Angela Grasso, Luca Buonaguidi, Enza Armiento, Emilia Barbato, Sofia Demetrula Rosati, Silvia Rosa, Vanni Schiavoni, Antonella Taravella, Fabia Ghenzovich, Nicolò Gugliuzza, Lella De Marchi, Lucia Guidorizzi, Alba Gnazi, Shar Danus, Giorgio Ghiotti, Ferdinando Tricarico, Francesco Paolo Del Re, Nino Iacovella, Christian Tito, Biagio Cepollaro, Pier Francesco De Iulio, Francesco Filia, Hilde March, Serena Piccoli, Giorgia Monti, Silvia Molesini.

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Ulteriori ringraziamenti sono naturalmente indirizzati alla Libreria Biblion di Granarolo e a tutte le strutture che hanno ospitato gli eventi del festival: EPS Factory, Cassero Lgbt Center, Leggere Strutture Art Factory, CostArena, Ex Forno Mambo, Cortile Cafè, Ateliersi, Spazio Testoni, Altro?, Al Ritrovo. Ringraziamo il Comune di Bologna che anche quest’anno ha rinnovato il suo Patrocinio e l’Ufficio Scolastico regionale per l’Emilia Romagna per aver concesso il Patrocinio al Concorso Letterario riservato alle Scuole Superiori.

Gli ultimi ringraziamenti vanno ai componenti dello staff operativo e ai collaboratori interni ed esterni: Mario Sboarina, Enea Roversi, Francesca Del Moro, Alessandro Brusa, Serenella Gatti Linares, Sonia Lambertini, Agnese Leo, Jacopo Ninni, Martina Campi, Maria Luisa Vezzali, Rita Galbucci, Alessandro Assiri, Luca Ariano, Loredana Magazzeni, Vincenzo Bagnoli, Daniela Rossi, Mona Lisa Tina, Sergio Rotino. Un particolare ringraziamento ad Isabella Magarò che con la sua macchina fotografica documenta oramai da anni il festival, e a tutti gli altri fotografi che si sono prodigati nell’immortalare gli eventi.

Ci si rivede a Settembre per sparare il colpo di partenza del nuovo anno di eventi.