Bologna in Lettere 2015 – Una poesia fragile e temeraria – Focus Patrizia Vicinelli

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Sabato 23 Maggio

Cassero Lgbt Center – Via Don Minzoni 18

 

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Una poesia fragile e temeraria – Focus su Patrizia Vicinelli

Cura e conduzione

Daniela Rossi

con

Cecilia Bello Minciacchi, Niva Lorenzini, Rosaria Lo Russo, Jonida Prifti

Sonorizzazioni

Patrizia Mattioli

 

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La voce più singolare e intensa tra i poeti legati alla neo-avanguardia è indubbiamente quella di Patrizia Vicinelli: in lei più forte che in altri è il legame tra le inquietudini e il dolore di una vita vissuta pericolosamente e conclusa tragicamente, e una ricerca poetica incandescente e tormentata. Non a caso nel suo poema epico  Non sempre ricordano –  scritto nel 1974-75, ma pubblicato dieci anni dopo dalla casa Editrice Aelia Laelia – vi è una esplicita presa di distanza da coloro che dimenticando non riescono ad entrare nella vita, perché non sapendo guardare al proprio passato, non riescono neppure a rientrare dentro di sé e quindi a conoscersi veramente.

Questa cifra caratteristica della sua opera, questa adesione e osmosi profonda tra vicende personali e poesia, segna una produzione insieme frammentata e polifonica. Queste caratteristiche di straordinaria intensità si colgono con grande nettezza nei dischi di poesia sonora, nelle poesie visive, nelle performances che ritroviamo, nei video che testimoniano la sua presenza in importanti mostre e Festival in Italia e in tutto il mondo. Patrizia cominciò giovanissima a partecipare all’attività poetica della neo-avanguardia proprio nel ’63, avvertendo il bisogno di dare voce poetica, sin da allora, ad una esistenza tesa e tormentata, fatta di passioni. Sino alla fine la poesia infatti ha segnato il suo viaggio esistenziale avventuroso e trasgressivo rispetto al perbenismo borghese e al quadro culturale tradizionale.

Intessuta insieme di asprezza e amore, di tensione profonda e grande tenerezza, tutta la sua opera scandisce un racconto poetico fatto di molti episodi, che disfano e poi intrecciano la trama della vita, la raccolgono e la dilatano in sequenze che sembrano non finire mai e tuttavia spesso si chiudono improvvisamente. È un io poetico – quello di Patrizia Vicinelli – totalmente immerso nella realtà e quindi del tutto lontano da ogni possibile tentazione di estetismo e di compiacenza stilistica. Lei stessa però, recensendo il Festival di Parma dell’86, dichiara che «nessun poeta ha il diritto di leggere da solo» e quindi lega strettamente il proprio itinerario poetico alla ricerca e al confronto con quella di altri poeti, a lei più affini sul piano della sperimentazione e della contaminazione tra i diversi generi artistici. Vicinelli era infatti assai sensibile e attenta agli umori e ai gusti del suo pubblico: in questo rapporto emergono infatti le sue grandi doti di attrice, che realizza con la voce e con tutto il corpo un ritmo incalzante, che spesso si dilata nell’urlo fragoroso e nell’invettiva bruciante.

In questa partecipazione – dialogo tra il poeta e il suo pubblico emerge il rifiuto netto della poesia come moda e la ricerca di una qualità che riesce a comunicare qualcosa di veramente essenziale e importante. (Daniela Rossi)

Daniela Rossi e Patrizia Vicinelli 1986

 

 

 

ritorno è assopito il tempo irreversibile

quindi mi oso di parlare virgilio non so bene

quante cripte blu mi si presenteranno c’è un vuoto

di geroglifici e troppo di cleopatra molto

c’è stato un rinvio uno sciopero

alle imposte mi vedo nel vetro e mi rimando

lo spazio che mi resta fermo se proprio voglio se

proprio voglio allora patrizia vieni càdi

un poco di questa vita di rossori – avrei voluto –

ma è sacra la tromba quando ti ride

 

non si chieda rivolta

alla istruita mensa di nostalgici

se hanno cavalcato gli aironi

e i soli compongono altalena

[…]

 

(Patrizia Vicinelli, da “Ex”, N°1, 1960)

 

 

 

[…] Nelle pagine della Vicinelli si riversa un materiale che pulsa e esplode oltre i margini della pagina, sconfinando verso una gestualità e un’oralità sottoposte a ritmo di morte e rinascita, in trasformazione incessante.  […] Spietata e per nulla indulgente era la sua analisi, come di chi sa di essere marchiata a fuoco sulla pelle, e dileggia chi detiene una «visione privata e privilegiata» del mondo che appariva invece ai suoi occhi così «insaziabile», così pronto a tradire le aspettative («sempre disattendere, ferire, deludere per andare avanti con se stessi: questo le pareva l’unico decalogo accettabile, immersi come si è nel non-senso che è la vita e che è la letteratura, tra le «vicissitudini», scriveva, «dell’essere»). […] Poesia visiva e sonora si era rivelata subito quella poesia, poesia del corpo, che azzerava la sintassi e la consequenzialità temporale e si opponeva, ricorrendo anche ad anormali caratteri grafici e tipografici, al linguaggio falsificato delle pronunce autorizzate, istituzionali. Era invece, la sua, la poesia di chi sente «con orecchie diverse» e «con occhi rubizzi al cielo», come scriveva ancora nel testo destinato a Villa. Vanno tenute a mente, quelle parole, mentre si ripercorre la sua opera, da a, à. A, uscito per Lerici nel 1967 e a Villa dedicato, con il flusso poematico che si richiama alla sua pratica di scrittura, e con il poliglottismo, le anafore, le allitterazioni, gli anacoluti, gli idioletti, che non ne abbandoneranno mai le trame verbali, sino ai Fondamenti dell’essere o ai frammenti di Messmer, il romanzo abbozzato tra il 1980 e il 1988. (Niva Lorenzini, da Tra ustione e attrito: la poesia di Patrizia Vicinelli, in Non sempre ricordano – Poesia Prosa Performance, Le Lettere, Collana “Fuori Formato”, 2009)

 

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[…] Tanto in questa suggestiva sequenza quanto  nelle letture poetiche il corpo di Patrizia è da intendersi come mezzo come stendardo dell’esperienza. Di un’esperienza da comunicare attraverso una triplice contemporanea mediazione fisica: della parola, della pura voce, del gesto.  In effetti si trattava per lei di comunicare oltre che di esprimere. L’effusione dell’io non poteva interessarla, la interessava invece una capacità di coinvolgere che la portasse “al cuore degli uomini”, che instaurasse una condivisione:”Più che la parola è il suono la radice dell’essere. È anche un concetto filosofico. Non è importante ciò che il poeta pensa, ma ciò che dice e che fa. La persona è tutt’uno con l’opera e non è possibile essere dei grandi creativi se non si vive creativamente rischiando. I grandi – Artaud Genet Alighieri – hanno avuto una vita dolorosa e in qualche modo epica avendo alla base un bisogno di eticità. È verità assoluta da portare agli uomini che ne valuteranno l’autenticità. […] Solo l’energia e la forza del poeta con la lettura delle sue opere possono andare al cuore degli uomini”(Patrizia Vicinelli) .In queste dichiarazioni compaiono alcuni dei suoi convincimenti basilari: importanza del suono (fino ai singoli costitutivi fonetici delle parole); unione di parola e azione (oralità e gestualità); identità tra autore e opera (vita e scrittura in rapporto di reciprocità); legame tra rischio esistenziale e bisogno di eticità (dolore e autenticità); necessità di energia comunicativa. Il profilo che se ne ricava, ammettendo alcuni tratti eroici in odore di romanticismo, è quello di un autore che teoricamente lega e non teme di compromettere insieme, in un nucleo coerente, biografia, scrittura e comunicazione diretta. Patrizia Vicinelli si è dedicata a una pratica di vita antinormativa e bruciante, fin dai versi giovanili, a una poesia che l’assorbiva in modo assoluto – altrettanto bruciante e ostile alle regole – e che lei viveva e interpretava con grande intensità fisica, sentendo sempre come strutturale, irrinunciabile il tramite comunicativo immediato tra poeta e fruitore. (Cecilia Bello Minciacchi, da Il sogno di evadere tutto, in Non sempre ricordano – Poesia Prosa Performance, Le Lettere, Collana “Fuori Formato”, 2009)

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Questo libro è uno studio sulla poetessa Patrizia Vicinelli. Osservare la sua poesia multidisciplinare,  caratteristica peculiare del suo lavoro, significa volgere la propria attenzione al carattere integralmente “fisico” di quest’ultima: un aspetto che la contraddistingue nel panorama della letteratura italiana del suo tempo. E vuol dire interrogarsi, anche, sui motivi della marginalità che continua tutt’oggi ad oscurare un’opera, come la sua, accesa da irripetibili esecuzioni vocali, che fanno da sceneggiatura alla sua vita, alla sua autenticità, ai dolori, assenze, vuoti, che contrappuntano il suo esistere: contenuti pulsionali espressi in una formula che, benché espressa dalla protagonista di un’esperienza-limite, ha un carattere universale. Una presenza scenica, la sua, che non è semplicemente teatrale (come pure qualcuno ha sostenuto), ma incontra direttamente la vita: una forma di sofferenza e d’insofferenza che pulsa dentro la parola detta; come Loredana Magazzeni afferma: “Scrittura e vita coincidono, di più, scrittura e vita coincidono in modo universale…” (Jonida Prifti, Patrizia Vicinelli la poesia e l’azione, Onyx Ebook, 2014)

 

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Daniela Rossi dal 1980 si occupa di poesia dal vivo curando eventi e Festival di Poesia  ( Di Versi In Versi, Parmapoesia, Parole Migranti – Bolzano, Lirici a Lerici, ecc…) e collaborando ai Festival internazionali di poesia di Milano, Firenze, Napoli, Venezia, Parigi, ecc… Dal 2000 ha fatto parte del comitato di Romapoesia – Festival della Parola, con Nanni Balestrini, Luigi Cinque, Lello Voce, Franca Rovigatti, ha collaborato al concorso di video poesia Doctor Clip a Roma e promosso in Italia i Poetry Slam internazionali con il poeta Lello Voce. Negli anni ‘80 ha fondato, con gli amici scrittori e poeti Carlo Bordini, Giorgio Messori, Beppe Sebaste e altri, la casa editrice Aelia Laelia, pubblicando tra gli altri le poetesse Amelia Rosselli e Patrizia Vicinelli. Nel 2008 ha  curato, nella collana Fuoriformato di Andrea Cortellessa (Le Lettere), per le antologie “The Complete Films, prosa poesia e performance di Corrado Costa” e “Non sempre ricordano”di Patrizia Vicinelli (2009), i DVD allegati, dai materiali del suo archivio video. Nel 2010 ha pubblicato per Campanotto editore “La repubblica dei poeti”, sugli anni del Mulino di Bazzano e la neoavanguardia. Nel 1990 ha creato l’etichetta “Riso Rosa – progetti sulla scrittura ironica delle donne“, promuovendo rassegne, prodotti editoriali e multimediali e l’omonimo festival biennale. Per Riso Rosa ha curato le antologie “ Ragazze, non fate versi!” ( con la poetessa Alessandra Berardi ), “ Pink Ink, scritture comiche molto femminili “ e “ Pink Noir, delitti per signora “ tutti pubblicati dall’ Editrice ZONA. Nel 2010 ha curato, in occasione del Festival Romapoesia poEtiche, il DVD Fragili Guerriere, omaggio alle poete epiche Amelia Rosselli e Patrizia Vicinelli  e nel 2011 ha scritto con Rosaria Lo Russo il manifesto politico/poetico “FRAGILI GUERRIERE, per una ricerca sulla poesia epica delle donne”; dal 2012 Fragili Guerriere diventa spettacolo work in progress e promuove serate con poete, attrici e musiciste, video e mostre. Dal 2014 cura al Museo Uomo Ambiente di Bazzano (PR) l’Archivio video di poesia La Repubblica dei Poeti, nel luogo dove vissero Corrado Costa, Adriano Spatola e Giulia Niccolai e dove fu fondata la casa editrice Tam Tam.

 

 

 

Link utili

http://www.poesia2punto0.com/2010/07/13/patrizia-vicinelli-quaderni/

https://www.facebook.com/pages/Patrizia-Vicinelli/249738565102011

http://www.onyxebook.com/prodotto/patrizia-vicinelli-la-poesia-e-lazione/

http://www.absolutepoetry.org/Patrizia-Vicinelli-dai-Fondamenti

http://cerca.unita.it/ARCHIVE/xml/50000/45391.xml?key=Lello+Voce&first=171&orderby=1&f=fir

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