Bologna in Lettere 2015 – Sistemi d’attrazione

bil foto sistemi

Bologna in Lettere 2015

Sistemi d’attrazione (Agit-prop-poetry)

In controtendenza col famoso detto popolare: “chi ben comincia è a metà dell’opera”, facciamo qualche passo a ritroso. Nel novembre del 2011 veniva inaugurato a Bologna un progetto denominato “Letteratura Necessaria – Esistenze e Resistenze”. Proviamo ad estrarre alcuni passaggi sugli scritti teorici che caratterizzavano e spiegavano, per grandi linee, il progetto.

Lo scopo del progetto è essenzialmente quello di far CIRCOLARE i libri e le cosiddette “risorse umane” creando dei momenti di aggregazione, scambio e confronto che possano abbattere qualsiasi tipo di divisione ideologica, editoriale, di mercato, ecc., mettendo in comunicazione tra loro diverse e svariate realtà che operano nel settore o che sono impegnate in tal senso. Quello che conta qui è una vera e propria “messa al lavoro” della letteratura. Semplificando e riducendo, si potrebbe dire che se le “esistenze” sono riconducibili ai libri, in quanto oggetti fisici, le “resistenze” rappresentano le “azioni” di quei “soggetti” fisici che producono i libri. Aggiungendo una sola caratterizzazione: il fatto di ostinarsi, per esempio,  a produrre e a “spacciare” poesia in Italia, oggi come oggi, deve essere considerato come un vero e proprio “atto politico”. In tal senso ogni azione di questo tipo viene a rivestirsi di un plusvalore sociale. “Letteratura necessaria” è un progetto che vuole rendersi pratico, concreto e tangibile. Qui si tratta di far sì che la necessità di mettersi in gioco in prima persona diventi l’aspetto preponderante della diffusione della letteratura come atto corporeo, politico e aggregativo. L’idea di fondo è quella di ovviare alla sempre più imperante DISPERSIONE che caratterizza, in negativo, l’attuale panorama letterario nazionale e di creare una sorta di rete che permetta la costituzione e la ripetizione di eventi collegati tra loro ove far interagire realtà letterarie e realtà editoriali, in un regime non competitivo, ma collaborativo. “Letteratura necessaria”, beninteso, non vuole essere un movimento tematico, ma pluritematico, volto a certificare la propria “esistenza” e a diffondere una sorta di “resistenza”. Resistenza a chi e a cosa? A tutto ciò che è omologazione, ghettizzazione e che ripropone gli stessi, triti e ritriti, canoni letterari. In poche parole il progetto, almeno in fase concettuale, nasce “in costruzione” e crescerà sempre “in costruzione”, assorbendo e consolidando, di volta in volta, necessità, urgenze, tematiche e facendosi portavoce di messaggi che possano rientrare nei concetti di necessarietà, esistenza e resistenza.

Ci sono diversi modi di intendere la parola “resistenza”.

Io credo che “resistenza” significhi essenzialmente perseguire un determinato fine, farsi portavoce –  attivo e fattivo-  di una scelta senza cedere il passo a divieti, imposizioni e compromessi.

Parliamo quindi di scelta. La scelta di campo è fondamentale. Naturalmente per “Bologna in Lettere” (che nasce comunque come costola, supplemento e protesi del progetto Letteratura Necessaria) la scelta è di tipo culturale.

Tra gli addetti ai lavori (ma non solo tra loro) sono oramai in molti a dichiarare un progressivo impoverimento culturale.

E questo è, purtroppo, un dato di fatto.

Non è forse questo il luogo più adatto per analizzare come e perché ciò sia accaduto. L’avvento totalizzante della rete è sicuramente in parte responsabile. L’immediata accessibilità ai cosiddetti contenuti fomenta inevitabilmente la superficialità dell’approccio e inficia l’approfondimento.

Oggi, nella pratica quotidiana, la parola “cultura” viene spesso confusa, ad esempio, con nozionismo e/o informazione.

Bisogna quindi parlarne, e ne parleremo diffusamente nel corso degli eventi del nuovo corso di Bologna in Lettere. Una prima parola d’ordine del nuovo corso deve essere ricercata nel “focus”, inteso essenzialmente come focalizzazione e quindi approfondimento; e una seconda parola d’ordine va ricercata nella “tematizzazione”.

Tra il 1920 e il 1930 era in auge nei paesi dell’est una forma di teatro denominato agit-prop (uno dei maggiori teoreti e praticanti del movimento fu Erwin Piscator). Agit-prop  stava, molto semplicemente, per agitazione e propaganda. A seguito della Rivoluzione d’Ottobre, in Russia circolava un convoglio ferroviario ove artisti di varia estrazione giravano per il paese mettendo in scena opere teatrali e divulgando un messaggio propagandistico. Manifesti, comunicati e volantini venivano stampati direttamente sul treno e disseminati lungo il percorso. Le intenzioni erano prevalentemente politiche, ma uomini come, ad esempio, Piscator compresero che al discorso politico si poteva affiancare anche una sorta di rivoluzione artistica nelle modalità di rappresentazione e di messa in scena delle opere. Non a caso, in collaborazione con Walter Gropius progettò una sorta di Teatro Totale ove attori, spettatori e macchine teatrali coabitavano uno stesso spazio rendendolo dinamico.

Se l’agitazione è una messa in movimento di un contenitore, la propaganda è l’atto stesso del fare, senza dimenticare che il significato originario della parola poesia è per l’appunto fare. La stessa parola drammaturgia, ad esempio, proviene da drama-ergon, ovvero: azioni al lavoro, messa in opera delle azioni.

A questo punto mi sembra necessario (tanto per restare in tema) riproporre alcuni passaggi dall’editoriale che accompagnava la seconda edizione del Festival

Questo «fare», questo agire (o farsi agire), oserò dire: questa agitazione della cosa  letteraria, ha condizionato e caratterizzato tutta l’attività di “Letteratura Necessaria”, ovvero di quel progetto, magari utopista (ma, del resto, senza la sana e lucida utopia di un’evoluzione pressoché continua è difficile cimentarsi nel “passo al di là”), di aggregazione letteraria che dissemina, a piccole dosi, oramai da diversi anni e lungo tutto l’arco del territorio nazionale un gesto doppio e simultaneo, una sorta di combinazione veleno/antidoto, proclamando quella “necessaria” riconciliazione dei contrari, che dovrebbe essere caratteristica peculiare e imprescindibile di qualsiasi pratica che si spaccia sotto il nome di letteratura. E quindi, Il «fare» e l’aggregazione sono i sintomi principali di questa patologia in divenire a cui abbiamo dato il nome di “Bologna in Lettere”, registrandola idealmente tra le nuove malattie del millennio, una malattia che, paradossalmente o patafisicamente, trova la sua cura nell’assunzione giornaliera di quel veleno/antidoto cui si faceva riferimento più sopra, e che taluni si ostinano a chiamare inchiostro. Carta canta quindi. E difatti carte di vario tipo e fattura verranno disseminate lungo tutto l’arco del festival. Sotto diverse forme: la fisicità dell’oggetto-libro, la sua restituzione orale, figurativa, visuale, musicale, ecc.

 

Lo spirito di Bologna in Lettere si può riassumere proprio in quella frase che nell’ultimo passaggio è stata trascritta in grassetto: agitazione della cosa  letteraria. Ed è per questo che allo slogan originario dell’agit-prop aggiungeremo una piccola protesi: agit-prop-poetry. Vorremmo che d’ora in poi B.I.L. venisse identificato e ricordato anche attraverso questa frase.

Perché il format del Festival in questi due anni si è praticizzato proprio pensando a quella frase. Abbiamo creato difatti un format atipico o comunque inusuale, quello della maratona in un regime di compresenza temporale di eventi. Questo format, naturalmente, verrà consolidato anche nella prossima edizione, anche se solo nella giornata conclusiva.

E veniamo quindi alle novità.

In primis un nuovo sito https://boinlettere.wordpress.com/

In secondo luogo il titolo, o tema, o parola-chiave, o che dir si voglia: “sistemi d’attrazione”. Questo perché la letteratura, come già ampiamente  detto e ribadito in varie e svariate occasioni, verrà disseminata in tutte le sue estensioni multidisciplinari. In poche parole, i diversi linguaggi artistici verranno calati in un contenitore, per così dire magnetico, ove ci si potrà spostare (produrre transito e quindi anche agitazione) cavalcando ideali (ma anche concreti) sistemi d’attrazione. In tale ottica i sistemi d’attrazione rappresentano le linee d’intercomunicazione tra le varie discipline, linee che possono (e devono) affiancarsi e/o compenetrarsi tra loro.

La terza novità è rappresentata dall’estensione temporale della durata e della programmazione. Possiamo già anticipare le date. Il festival si articolerà negli ultimi tre weekend di maggio, nei giorni 15/16, 22/23, 29/30. Tre blocchi di due giorni ciascuno.

Il festival quest’anno sarà dedicato a Pier Paolo Pasolini, la cui figura, artisticamente e socialmente versatile e poliedrica, sarà affrontata su più livelli. A parte la ricorrenza del quarantennale della morte (che cadrà proprio nel 2015) ci è sembrato necessario identificare in una di quelle linee  attrattive (cui si faceva riferimento prima) le pratiche di vita artistica e politicamente impegnata di Pier Paolo Pasolini. Per l’occasione saranno indetti anche due concorsi letterari, uno riservato alle scuole e l’altro per adulti, in cui verrà chiesto ai partecipanti di produrre testi creativi (poetici, prosodici, saggistici) ispirati/dettati ad alcuni cortometraggi realizzati da Pasolini (La ricotta, Che cosa sono le nuvole, La terra vista dalla luna).

Altri focus e approfondimenti saranno dedicati a Elio Pagliarani, Patrizia Vicinelli, e allo stato delle riviste letterarie in Italia con un incontro coi fondatori e redattori di Anterem.

Il nuovo corso prevede il coinvolgimento, a vario titolo, di collaboratori esterni provenienti da aree geografiche diverse da quella bolognese, un gemellaggio con il Festival Oblom Poesia di Torino, un progetto di collaborazione con la Galleria d’Arte Villa Contemporanea di Monza, uno sguardo concreto e fattivo sui fenomeni e sulla fenomenologia dell’attuale stato della letteratura italiana contemporanea, uno spazio dedicato ad alcuni siti/blog letterari italiani impegnati nella diffusione della poesia, e varie altre cose che verranno rese note a tempo debito.

In letteratura spesso si parla di case o di dimore ove stabilire una sorta di residenza elettiva. Ci piace pensare a “Bologna in Lettere” come ad una sorta di dimora, una residenza laboratoriale da attraversare in tutte le sue stanze. Ed è così che ognuno degli eventi che compongono il festival viene a costituirsi come una sorta di stanza, ognuna diversa dall’altra,  con le proprie pareti, magari animate, da scandagliare e gustare, da contemplare o magari toccare con mano. Perché poi il nostro fantomatico «fare» presuppone, anche e soprattutto, il contatto fisico. Non siamo qui a spacciare delle novità o delle rivoluzioni, ogni modalità di veicolazione presuppone, in sé, una fisicità, più o meno evidente, più o meno caratterizzata e/o drammatizzata. È così da sempre.

Lo scopo principale di B.I.L. consiste nell’idea che la letteratura debba caratterizzarsi anche attraverso un linguaggio multidisciplinare, e che debba amplificare quindi la sua semanticità offrendosi come un prodotto non solo univoco e fine  se stesso ma, per così dire, edulcorato e contaminato.

Avevamo accennato alla durata. Il Festival in realtà non si esaurirà nelle sei giornate prima dichiarate. Il nuovo corso di B.I.L. verrà scandito nell’arco temporale di un intero anno solare con una serie di eventi che, a cadenza più o meno mensile, prepareranno il terreno e provvederanno alla semina per far sì che a maggio i frutti siano maturi e pronti per essere colti.

Il primo step di “Aspettando Bologna in Lettere”, denominato (non a caso) “Campi Magnetici”, avrà luogo Venerdì 14 Novembre, ore 21, al Teatro del Navile di Bologna, in Via Marescalchi 2/b.

Il secondo step di “Aspettando Bologna in Lettere”, denominato “Cerchi concentrici e punti di fuga: la poesia contemporanea” avrà luogo Sabato 13 Dicembre (luogo e orario sono in via di definizione).

Il cantiere B.I.L. è in costruzione.

Per info e proposte bolognainlettere@gmail.com